Inaugura la mostra di Alessando Vascotto In darkness, we grow a Gorizia, a cura 01/05/2023
Read MoreNon c’è un detto che viene usato così spesso per scongiurare la sfortuna come: bussa al legno tre volte.
L’origine della frase non è esattamente chiara. Potrebbe provenire da minatori e marinai che dovevano fare affidamento sul fatto che il legno fosse in buone condizioni. Un’altra lettura risale al paganesimo prima di Cristo. Allora si usava bussare al legno per scacciare gli spiriti.
Alberi particolarmente vecchi, alti e grandi erano santuari che portavano spiriti protettivi. Le persone cercavano di ottenere il favore degli spiriti degli alberi facendo sacrifici. Le offerte erano animali, mele o gioielli colorati che venivano appesi ai rami o posti sotto di essi. Osservando il ciclo della crescita e della morte, l’uomo ha equiparato tutta la vita organica, sia essa vegetale, animale o umana. I miti si spingevano fino a dire che i primi esseri umani furono creati dagli alberi e che quando una persona moriva, la sua anima si trasformava in un albero.
Non vogliamo evocare un costrutto esoterico con questa mostra. Di fronte alla spietata distruzione della natura da parte delle persone razionali, sarebbe interessante chiedersi dove sarebbe andata l’umanità se non avesse seguito la volontà assoluta di dominare la natura. Voleva dominare la natura spaventosa, l’oscurità assoluta della notte, le malattie, gli animali selvatici, la mancanza di cibo. Così sembra che l’uomo, cieco nel suo zelo, abbia perso l’orientamento nella sua ricerca fuori dalla miseria generale, egoisticamente si sia posto solo come standard.
Chissà se la specie umana esisterebbe ancora se fosse rimasta nell’oscurità e avesse imposto punizioni draconiane a chi violava alberi sacri in certe zone, come nel Medioevo. Ad esempio, poiché la rafia della corteccia era equiparata agli intestini degli animali, secondo l’antica legge della punizione, gli intestini del colpevole dovevano essere strappati dal suo corpo come punizione per aver staccato la corteccia da un albero in piedi. Pene severe, che però di solito venivano solo minacciate e non eseguite.
Sì, ci saranno tronchi d’albero sbucciati nella mostra e nessuno sarà punito per questo.
La scultura “Flow Control” dell’artista di Graz Werner Schimpl, uno strano ramo con un volante integrato, simboleggia l’intervento nella natura, l’effetto sterzante. Simbolo di come pretendiamo di poter controllare la natura, che nel frattempo è stata gravemente danneggiata.
La scultura “Mac”, un uomo smontabile, dell’artista milanese Bruno Chersicla potrebbe essere un giocattolo, ma potrebbe anche mostrare come la scienza sappia sezionare l’uomo in tutte le sue parti.
Anche la Berchtesgaden School of Woodcarving sarà ospite con alcune delle mostre.
Stampe xilografiche di Peco dalla bottega del gran maestro austriaco della stampa: Rudi Hörschläger.
Verranno proiettati due film commissionati da Deutschvilla. Mario Feroce di Trieste con il suo film “Il legno della Speranza”. Alessandro Vascotto, anche lui triestino, presenta il film: “Nel buio si cresce”, dove si vedono crescere gli alberi.
Barbara Ritterbusch Nauwerk di Mondsee mostra un delicato gioco di linee che seguono gli anelli di crescita degli alberi.
Markus Treml con i suoi ritratti scolpiti, le infinite sfaccettature dell’espressione.
Antiche xilografie giapponesi.
Una tradizionale locanda in legno di Hannes Unterberger
E altro ancora…
E poiché sappiamo tutti che la sfortuna può minacciarci in qualsiasi momento, tutti noi, ospiti dell’inaugurazione, “Hohope Wood”, vogliamo abbandonarci alla superstizione e in un atto congiunto “bussare alla legna” per bussare alla nostra speranza e da per essere risparmiato dalla sfortuna.
Ferdinand Götz
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